Dopo avere abusato di farmaci al punto tale da essere ricoverato in Ospedale, un detenuto ristretto nel carcere di Capanne a Perugia, al rientro nel penitenziario, ha dato in escandescenza insultando e minacciando un medico in servizio ed aggredendo poi un Agente di Polizia Penitenziaria. A darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“E’ un fatto gravissimo, che poteva avere pericolosissime ripercussioni sia per l’incolumità del medico che sul mantenimento dell’ordine e della sicurezza all’interno del carcere di Perugia. La professionalità e l’abnegazione del personale di Polizia Penitenziaria del Reparto, cui va il mio apprezzamento, hanno gestito al meglio un evento critico che avrebbe potuto avere drammatiche conseguenze”, commenta il Segretario nazionale dell’Umbria del SAPPE Fabrizio Bonino. “Il detenuto è di nazionalità tunisina e, dopo il rientro dall’Ospedale, gli è stata cambiata dal medico del carcere la terapia farmacologica. Ieri, all’ora della distribuzione dei farmaci, si è rifiutato di prendere i nuovi medicinali pretendendo la precedente terapia. Ha iniziato ad alterarsi, a urlare e a chiedere insistentemente di parlare con un medico. Questi ha però confermato, ovviamente, la terapia prescritta dal collega ed il detenuto ha iniziato a insultare il medico: il poliziotto penitenziario che lo aveva accompagnato gli si è avvicinato per bloccarlo e riportarlo in cella, ma il ristretto l’ha colpito con una testata alla spalla per poi correre verso la Sezione. L’accorrere di altro personale di Polizia Penitenziaria deve però averlo indotto a rendersi conto della gravità di quel che stava facendo ed è stato ricondotto in cella. Ma stamane prima si è lesionato il capo e poi ha tentato di aggredire un altro poliziotto penitenziario, per fortuna senza gravi conseguenze”.
“E’ stata un’esperienza allucinante, gestita con grande sangue freddo e professionalità dai bravi Agenti di Polizia Penitenziaria e dal medico stesso”, commenta il Segretario Generale SAPPE Donato Capece. “Ma conferma la tensione che continua a caratterizzare le carceri italiane e quella perugina di Capanne in particolare, al di là di ogni buona intenzione. Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano, finanziando gli interventi per potenziare i livelli di sicurezza delle carceri. Altro che la vigilanza dinamica, che vorrebbe meno ore i detenuti in cella senza però fare alcunchè. La situazione nelle carceri resta dunque allarmante. Dal punto di vista sanitario, poi, è semplicemente terrificante: secondo recenti studi di settore è stato accertato che almeno una patologia è presente nel 60-80% dei detenuti. Questo significa che almeno due detenuti su tre sono malati. Tra le malattie più frequenti, proprio quelle infettive, che interessano il 48% dei presenti. A seguire i disturbi psichiatrici (32%), le malattie osteoarticolari (17%), quelle cardiovascolari (16%), problemi metabolici (11%) e dermatologici (10%). Altro che dichiarazioni tranquillizzanti, altro che situazione tornata alla normalità. La Polizia Penitenziaria, i suoi uomini e le sue donne costantemente in prima linea nelle sezioni detentive delle carceri lo sanno bene: i numeri dei detenuti in Italia sarà pure calato, ma le aggressioni, le colluttazioni, i ferimenti, i tentati suicidi e purtroppo anche le morti si verificano costantemente”.
“Non ci si ostini a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto”, concludono i sindacalisti del SAPPE. “Gli Agenti di Polizia Penitenziaria devono andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o – peggio da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno. Non dimentichiamo che contiamo ogni giorno gravi eventi critici, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dall’Amministrazione Penitenziaria”.