Verso un evento culturale destinato a lasciare il segno negli occhi e nell'anima. Appuntamento dal 19 al 28 agosto nella sala dell'ex chiesa della Misericordia in via Oberdan a Perugia. Si sta lavorando intensamente per allestire la mostra, ma già si può affermare che ci sono tutti gli ingredienti per parlare di un appuntamento speciale, di quelli da non perdere, dove per uno strano gioco caleidoscopico, la parte “visiva” si affiancherà a quella “sonora”, con quadri di Fabiola Mengoni avvolti dalle note del maestro Fabio Imbergamo.
Mix perfetto. Per chi ha avuto il privilegio di vedere e ascoltare l'anteprima si parla già di un connubio perfetto, quel mix speciale frutto di una felice sintonia, un'intesa che ha portato la pittrice e il musicista a realizzare “Forza quieta”, una galleria davvero particolare che mette insieme sei dipinti ad olio su tela e originali brani musicali.
Al visitatore sarà richiesto solamente di lasciarsi andare, di inoltrarsi fiducioso in un percorso ad alta intensità emotiva. La sua anima, assicurano i due promotori dell’evento, ne vedrà e ne sentirà delle belle, perché, come dimostra peraltro anche uno studio americano, c’è un filo diretto che lega musica, colori e umore. Lo sa bene il cinema che con le sonorità ha trovato la sua giustà e completa dimensione. Del resto il fascino dell’ascolto musicale è anche dato dalle numerose suggestioni sinestetiche che i suoni portano con sé. E durante l’ascolto o la lettura musicale è frequente associare colori precisi a certe armonie e determinate emozioni, con singolari coincidenze percettive da parte di diversi ascoltatori.
E ci sono colori che accendono note e d'altro lato spartiti che fanno diventare l'insieme un quadro articolato di suggestioni profonde.
Tra i compositori che più si sono occupati della sinestesia tra colori e musica, spiccano i nomi dei russi Nikolay Rimsky-Korsakov e Alexander Skrjabin, il quale costruì un proprio sistema compositivo basato su precisi abbinamenti tra colori e suoni. Ma potremmo aggiungere anche i grandi autori di colonne sonore, da Ennio Morricone a Burt Bacharach, a Nino Rota. Tanto per citarne alcuni. E in tutti questi casi, attraverso i suoni si percepisce qualcosa in più, quel brivido sottile che fra le immagini resta nascosto e dunque rimane del tutto non descrivibile, eppure ben presente e inequivocabile. La grandezza della musica risiede proprio in questo mistero, la forza di strappare dal silenzio quello specifico suono e non altro e nella magia che solo quello è in grado di raccontare un momento, un'emozione, un'epoca intera. E il fatto che vi siano Maestri in grado di percepire tutto questo e di offrircelo su un piatto d'argento fa sì che poi noi possiamo avere l’opportunità di coglierlo e dunque riuscire a porci nella giusta condizione di visione e di ascolto.
Quella di Fabiola Mengoni e di Fabio Imbergamo rappresenta allora un esempio di come l'arte sia in grado di contaminare l'arte e al pari di un processo di moltiplicazione di cellule, abbia la facoltà e il potere di accendere nuove realtà, nuove visioni e nuove vite.