Disposta dal pm della Dda, Giuseppe Petrazzini, una consulenza tecnica relativa alla gestione contestata alla Biondi ecologia di Ponte San Giovanni, dopo il maxirogo che ha scatenato dubbi e preoccupazioni tra i cittadini del quartiere.
Venerdì la procura ha fissato l’affidamento dell’incarico a un consulente esterno. E anche la società assistita dall’avvocato Michele Bromuri potrebbe voler nominare un proprio tecnico: forse lo stesso che sin dalla contestazione si è mosso per redigere una dettagliata relazione. Il sequestro era stato notificato nei giorni scorsi all’Ad della società che ha rilevato il ramo d’azienda alla “vecchia” Biondi in concordato liquidatorio. Si tratta di Daniel Mazzotti, difeso dagli avvocati Michele Nannarone e Nicola Di Mario.
In particolare la procura, all’esito degli accertamenti svolti dai carabinieri del Noe e dall’Arpa – contesta al manager l’articolo 29 quattuordecies del decreto legislativo 152 del 2006 in materia ambientale. Nel dettaglio il comma 3 che prevede una multa fino a 26mila euro. Le violazioni maggiori riguardano proprio l’area salvata dalle fiamme. Gli investigatori ritengono che la società avrebbe accatastato rifiuti in altezze superiori al consentito (8 metri invece di 6), ammassato rifiuti catalogati come non pericolosi (di cui comunque l’azienda aveva l’autorizzazione) che invece erano pericolosi (come ad esempio bottiglie di olii) e di aver posizionato rifiuti in aree dove non sarebbero dovuti essere. I legali hanno già fatto ricorso al Riesame.
Tutti i file relativi al deposito e al passaggio dei rifiuti sono ora al vaglio degli inquirenti. Sequestrato anche il server della Biondi recuperi da parte dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico. L’atto è stato notificato ieri ai legali della società. Il passaggio si colloca nell’attività di indagine sul rogo del 10 marzo. L’altro sequestro riguarda le aree interne al deposito dove i militari del Noe hanno contestato violazioni contravvenzionali al codice ambientale sulla quantità e le tipologie del materiale stoccato. Le 16 videocamere perimetrali e interne al deposito sono state vagliate e non ci sono tracce relative all’ipotesi di incendio doloso. Nel report dei vigili del fuoco non si esclude che l’incendio possa essersi propagato a seguito di scarti incandescenti usciti da un macchinario, il “compattatore”, e rimasti coperti per ore prima che il vento appiccasse le fiamme alle 16 di tre domeniche fa.
L’innesco è avvenuto nella parte nord ovest dell’impianto, vicino al capannone con le macchine di lavorazione dei rifiuti e alla recinzione che divide il deposito dalle attività artigianali limitrofe. Nella stessa zona da cui è sorto il rogo del 10 marzo c’è stato un altro incendio fotocopia tre anni fa. “Nell’impianto Biondi recuperi il 28 giugno 2016 è avvenuto un incendio che da una prima verifica e dagli elementi al momento disponibili, sembra avere interessato la stessa area del rogo di domenica”. E’ quanto relaziona Arpa nell’indagine preliminare per incendio doloso alla Biondi recuperi condotta dalla Procura (pm Laura Reale) e dai carabinieri. Un passaggio acquisito agli atti. Usl1 fa sapere che i risultati delle analisi su latte e uova sono negativi. Idem per i vegetali a foglia larga indagati (bietole e broccoli), dove è stata rintracciata una presenza di poco sopra la soglia di idrocarburi policiclici aromatici ma di una tipologia che non preoccupa i sanitari.
Confermato il “sostanziale ritorno alla normalità” dei parametri di inquinamento atmosferico (Pm10, Pcb e Diossine, Ipa, benzene, metalli), in alcuni casi con “valori anche al disotto dei limiti di rilevabilità”, dell’area di Ponte San Giovanni dopo i picchi riscontrati in prossimità del rogo.
Ma restano attivi i divieti dell’ordinanza sindacale del 13 marzo: consumo di prodotti alimentari coltivati “solo dopo accurato lavaggio con acqua associato a strofinazione delle superfici e, ove possibile, alla rimozione del rivestimento superficiale mediante spellatura o sbucciatura”. Ancora: divieto di consumo dei prodotti coltivati nell’area individuata, da parte dei soggetti più a rischio, come bambini, donne in gravidanza e in allattamento; divieto di raccolta e consumo di funghi epigei spontanei; divieto di pascolo e razzolamento degli animali da cortile; divieto di utilizzo dei foraggi e cereali destinati agli animali.