Il Tam Tam mediatico sul caso dell’omicidio di Meredith Kercher è tornato a rivivere con Amanda Knox invitata in Italia, a Modena, dall’organizzazione del Festival della Giustizia penale, per testimoniare il suo caso di errore giudiziario e mediatico.
Il caso ebbe inizio e il primo novembre del 2007 con l’uccisione a sfondo sessuale della studentessa inglese Meredith Kercher. Una storia giudizaria e triste,scovolgend, di sesso eccessivo, droga e cattive amicizie, che traumatizzò la tranquilla città universitaria di Perugia, la sua immagine e con essa gli ambienti universitari, degli studenti e delle loro famglie.
I danni sono ancora evidenti. Amanda e Sollecito all’epoca innamorati furono i primi ad essere indagati e rinchiusi in carcere per quasi 4 lunghi ed interminabili anni. Sollecito, studente di informatica a Perugia si è laureato durante la detenzione. Dell’omicidio venne poi incolpato Rudy Guedè, che non ha mai smesso di sostenere la sua innocenza.
Dunque dopo 4 lunghi le difese composte dagli avvocati Maori e Bongiorno per Sollecito e Ghirga e Luciano della Vedova per Amanda, fecero ottenere la libertà ai loro assistiti.
E a distanza di otto lunghi anni dalla morte di Meredith e 4 di dura e severa detenzione per i due studenti, i difensori smantellarono magistralmente le accuse e demolirono anche le conclusioni della Corte d’Assise d’appello di Firenze, vincendo la arringa in Cassazione.
Raffaele e Amanda vennero assolti, per Amanda venne confermata la condanna a 3 anni e mezzo per la calunnia, che nel frattempo aveva scontato..Amanda partì immediatamente per gli Usa dove venne accolta con tutti gli onori e come un Star. Dall’epoca non aveva fatto più rientro in Italia.
Sollecito con molte difficoltà ha ripreso la sua vita, ma conferma ancora oggi uno stato di sofferenza psicologica,ed è consapevole che sono ancora in molti i dubbiosi della loro innocenza.
La Corte fiorentina aveva inflitto ad Amanda Knox 28 anni e mezzo di carcere, salvo uno sconto di tre mesi anche per Raffaele perché il reato di porto d’arma (il coltello con cui è stata uccisa Meredit Kercher) nel frattempo si era prescritto, e aveva condannato Raffaele Sollecito a 25 anni di reclusione.
Rudy Guede venne condannato in via definitiva avendo scelto il rito abbreviato (nel frattempo si è laureato due volte),ed oggi usufruisce spessissimo di permessi da aprte del nosocomio di Viterbo avendo già scontato parte della pena ed essendosi comportato in modo esemplare.
L’avvocato Luca Maori intervistato in diretta da Quarto Grado all’epoca della vittoria giudiziaria affermò “ siamo contenti che questa brutta storia che ha significato otto anni di battaglie, di cui quattro lunghi anni di sofferenza di carcere per Raffaele, di enormi esborsi economici per la sua famiglia. Ora sono contento di poter affermare che é tutto finito e siamo contenti di questo,perché Raffaele può tornare a vivere”.
Raffaele Sollecito non ha mai smesso di raccontare anche dei disagi economici venutesi a creare alla sua famiglia per sostenere i costi del processo.
In una delle tanti occasioni con la stampa aveva affermato “ci è costato a me e alla mia famiglia circa 1.300.000 euro e anche con la vendita di alcune proprietà, siamo riusciti a pagare soltanto poco più della metà del costo complessivo del processo. “Abbiamo ancora un debito di 500.000 euro. Se dovessi vincere la causa per ottenere il risarcimento mi servirà solo per tappare i buchi” I legali tentarono successivamente provato a chiedere i danni ma persero la causa definitivamente.
Sul caso sono state realizzate trasmissioni Tv, documentari, scritti libri e realizzato persino un film. In sintesi sulla morte della studentessa inglese dell’Erasmus a Perugia in molti si sono arricchiti. L’unico dubbio rimane ancora sul dilemma se la giustizia è stata fatta.
Amanda non era più ritornata in Italia. Lo ha fatto in questi giorni e ci domandiamo quali siano le effettive ragioni.
L’agenzia di Stampa Ansa ha riportato alcune dichiarazioni di Amanda fatte dal palco del convegno di Modena;in una di queste emerge chaiara accusa nei confronti di Rudy Guede che sta scontando 16 anni di carcere presso il nosocomio di Viterbo.
“Il primo novembre 2007 – racconta Amanda – un ladro, Rudy Guede è entrato nel mio appartamento, ha violentato e ha ucciso Meredith. Ha lasciato tracce di dna e impronte. È fuggito dal Paese,e poi è stato processato e condannato. Nonostante ciò un numero importante di persone non ha sentito il suo nome, questo perché pm, polizia e giornalisti si sono concentrati su di me. I giornalisti chiedevano di arrestare un colpevole. Hanno indagato me mentre Guedè fuggiva. Non basandosi su prove o testimonianze. Solo su una intuizione investigativa. Pensavo di aiutare la Polizia ma sono stata interrogata per 50 ore in una lingua che non conoscevo bene. Dicevano che mentivo”.
E in questa occasione lancia un invito impossibile al Pm Mignini. Dalle colonne de” La Nazione Umbria” lo stesso gli fa sapere che “non è possibile. Nel suo intervento Amanda afferma “Sto pensando al mio pm, Giuliano Minnini vorrei avere un faccia a faccia con lui, al di fuori del ruolo di buono e di cattiva”. “Spero che, se ciò accadrà, anche lui riesca a vedere che anche io non sono un mostro, ma semplicemente Amanda“.
Giustizia per Meredith? “No”, ha risposto poi durante il talk con giornalisti e avvocati, “non è più viva”.
In Italia- ha spiegato – “ho incontrato la tragedia e la sofferenza”, ma, nonostante ciò o forse per questo l’Italia è diventata parte di me”. Tanta gente pensa che io sia pazza a venire qui, mi è stato detto che non è sicuro, che sarò attaccata per le strade, che sarò falsamente accusata e rimandata in prigione”. E in effetti, ha aggiunto, “ho paura”.
“Sul palcoscenico mondiale io ero una furba, psicopatica e drogata, puttana. Colpevole. È stata creata una storia falsa e infondata, che ha scatenato le fantasie della gente. Una storia che parlava alle paure della gente. Non potevo più godere del privilegio della privacy. La mia famiglia veniva descritta come un clan. Prima del processo ero sommersa da una montagna di fantasie da tabloid”.
Poi colpevolizza l’intervento dei media ed afferma “l’inchiesta è stata contaminata. Era impossibile avere per me un processo giusto. L’opinione pubblica non deve rispondere a nessuno, non ci sono regole se non che il sensazionalismo vince: nella Corte dell’opinione pubblica non sei una persona umana, sei un oggetto da consumare”
Con Voce Rauca e con le lacrime dichiara “Avevo zero motivazioni per uccidere la mia amica, zero tracce del mio dna sono state sul luogo del delitto. Poi ho sentito il giudice pronunciare le parole ‘colpevole’. Il verdetto mi è caduto addosso come un peso schiacciante, non potevo respirare. Le telecamere lampeggiavano mentre uscivo dal tribunale”.
“Ero innocente, ma il resto del mondo aveva deciso che ero colpevole, avevano riscritto la realtà. Passato, presente, futuro non contavano più. I pm e i media avevano creato una storia e una versione di me adatta a quella storia”. “Sono grata alla Corte di Cassazione e agli altri giudici per avermi rivendicata; la Corte Europea mi ha rivendicato oltre” per l’assenza di legali e interpreti: “sono grata ma tutto questo non assolve lo Stato per avermi condannato per 8 lunghi anni”. Inoltre, “non assolvo i media che hanno raccolto un immenso profitto” da questa storia e “anche oggi trattano la mia vita come contenuto per i loro introiti. Non mi basta che la mia vicenda si sia conclusa bene, abbiamo bisogno di fare bene prima”.
“Quando ero in carcere ho meditato sul suicidio“, ha raccontato Amanda Knox, piangendo. “A vent’anni ero una ragazza felice e vivace e sono stata costretta a trascorrere da sola i miei primi anni venti, imprigionata in un ambiente disumano, malsano e imprevedibile. Invece di sognare una carriera o una famiglia, ho meditato sul suicidio. Tutti i membri della mia famiglia hanno sconvolto le loro vite a seguito di questa vicenda”.
Ancora una volta Amanda Knox ha avuto il suo momento di gloria e di attenzione da parte dei media, ma noi pensiamo ancora a Meredith ed alla sua famiglia il cui dolore rimarrà a vita. E ci chiediamo se forse non fosse stato il caso di invitare sul palco anche i genitori della studentessa inglese barbaramente uccisa. Sarebbe stato opportuno. Ma questo rimane un nostro punto di vista.