di Nicole Piccolo *
È senz’altro da sostenere l’iniziativa “Fridays for Future” lanciata su scala globale dalla 16enne svedese Greta Thunberg per contestare il vuoto di politiche di contrasto all’emergenza del climate change, che punta il dito appunto sul cambiamento climatico, il surriscaldamento dell’atmosfera che stravolge gli ecosistemi e minaccia milioni di cittadini. Una iniziativa che ha coinvolto centinaia di migliaia studenti, scesi in piazza come me in Italia ed in diverse piazze del mondo.
Del resto c’è di che essere davvero preoccupati. I dati sono inquietanti. Un quarto delle morti premature e delle malattie nel mondo, è legato all’inquinamento e ai danni all’ambiente causati dall’uomo.
Ma mi chiedo se tutti coloro che oggi sono scesi in piazza a manifestare, offrendo così solidarietà alla campagna, sanno davvero quali sono le reali cause che stanno dietro a questo devastante fenomeno?
Ad esempio ho scoperto che l’inquinamento urbano è al terzo posto nella classifica delle cose più inquinanti al mondo, seguito dall’avvelenamento da mercurio, gas serra, farmacologico, plastica e acque reflue contaminate.
Sono tuttavia curiosa di sapere se le strade dove si sono svolte le manifestazioni, piene di apparenti “buonisti”, sono state lasciate pulite, o in quanti, accidentalmente, hanno lasciato per terra il cartellone con il quale loro stessi hanno manifestato. Per non parlare di coloro che si sono fatti scivolare dalle mani la bottiglietta di plastica usata per schiarirsi la voce, dopo le numerose urla a difesa dell’ambiente od emesse per protestare contro il riversamento del petrolio e la radioattività che danneggia noi, il mondo e la nostra salute.
C’è chi se l’è presa con le emissioni inquinanti nell’atmosfera di sostanze chimiche, che poi a ricaduta sono quelle che contaminano l’acqua potabile e alterano gli ecosistemi fondamentali per la sopravvivenza di miliardi di persone. Di fatto è innegabile che siamo in presenza di una sorta di pandemia che ha stretti legami con un certo modo di produrre e di agire. Siamo tutti vittime di consumi eccessivi e incontrollati, di uno spreco alimentare nel mondo sviluppato, che ha portato alla fame, alla povertà e alla diffusione di malattie nelle aree meno sviluppate.
Le cattive condizioni ambientali da sole causano circa il 25% delle patologie e della mortalità nel mondo. Circa 9 milioni di morti solo nel 2015.
Oggi si stima che l’inquinamento atmosferico provochi una cosa come 6-7 milioni di vittime premature all’anno.
Le sostanze chimiche versate nei mari sono alla base di effetti avversi con ripercussioni multi-generazionali, che fanno male alla salute e determinano il degrado del terreno.
L’agricoltura intensiva e la deforestazione avviene in aree della Terra che ospitano 3,2 miliardi di persone.
Mentre le emissioni di gas serra continuano ad aumentare tra siccità, inondazioni e tempeste aggravate dall’innalzamento dei livelli del mare.
Dappertutto cresce la consapevolezza che i cambiamenti climatici rappresentino un rischio per il futuro di miliardi di persone.
Ho appreso che la temperatura dell’Artico subirà un aumento compreso fra i 3 e i 5 gradi centigradi entro il 2050, una condizione che “devasterà” l’area del Polo Nord, ma che alzerà il livello degli oceani in tutto il mondo, secondo un rapporto presentato oggi a Nairobi dall’Onu.
«L’idea è di sottolineare le relazioni tra l’Artico e le sue connessioni globali e ottenere soluzioni che possano aiutare anche il resto del mondo» – ha detto Bjorn Alfthan, portavoce della fondazione norvegese GRID-Arendal.
Concludo dicendo che sì, è giusto manifestare, specialmente in età così giovane. E’ giusto che il progresso, il miglioramento, l’evoluzione, parta dai giovani, che, come si è solito dire, sono il futuro del mondo.
Ma credo che questa solidarietà necessiti di coerenza, di coscienza e di senso di responsabilità personale.
La maggior parte di questi ragazzi inquina inconsapevolmente: lasciando le luci accese, gettando a terra le sigarette, piuttosto che spegnerle e buttarle in un cestino.
Mi chiedo se questi manifestanti sono gli stessi che si lavano i denti lasciando l’acqua del rubinetto aperta, libera di scorrere, sprecandola; gli stessi che gettano carta e plastica dal finestrino dell’auto lungo le autostrade; gli stessi che guidano auto a benzina e rifiutano le macchine elettriche.
Il progresso necessita di occasioni di autenticità, di vera solidarietà a livello mondiale, ma in primis ha bisogno di coerenza e partecipazione da parte di ogni singolo individuo.
* Studentessa