Di Alberto Laganà – La Regione lamenta che il Governo ha stanziato 900 mila euro per il dissesto idrogeologico dell’Umbria per quest’anno. La presidente Marini parla di “cifra ridicola” e mera “discrezionalità politica” nella suddivisione dei soldi tra le regioni.
“Ho appreso con stupore i dati annunciati dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte relativi al piano nazionale di dissesto idrogeologico – afferma la governatrice -. Su un totale di oltre tre miliardi, alla nostra regione, colpita da gravi problematiche di dissesto idrogeologico, con l’intero territorio regionale (100%) esposto al dissesto idrogeologico, con il territorio attraversato interamente dal fiume Tevere e sottoposto a evidenti rischi idraulici, con oltre 40 comuni su 92 interessati da fenomeni di frana nel solo 2018, e soprattutto con il rischio sismico sulla fascia Appenninica e su gran parte della regione, è stata assegnata la “ridicola” cifra di circa 900 mila euro per il 2019 e di appena tre milioni per l’intero triennio 2019-2021. A me appare evidente che l’unico criterio che guida questo riparto è la `discrezionalità politica’ che danneggia pesantemente alcune regioni italiane, tra cui l’Umbria, e ne premia altre”.
Per completezza d’informazione il Premier ha affermato che: “Nei primi tre anni (2019-2021) sono a disposizione 10,853 miliardi, di cui in particolare 3,124 per “misure di emergenza”, cioè interventi di riparazione dei danni causati da frane e alluvioni dell’autunno scorso ma che al contempo, sui territori colpiti, puntino anche alla riduzione del rischio futuro (“aumento della resilienza” di strutture, infrastrutture e territori). Questi 3,1 miliardi saranno gestiti dalla Protezione civile e saranno i primi a partire.”
Personalmente ritengo sia un bene che sia la Protezione Civile a disporre di tali risorse per evitare i soliti giochi politici delle varie regioni, propense a dare i fondi agli ‘amici’ e per fini elettorali più che per risolvere emergenze, come la cronaca ci insegna.