di Adriano Marinensi – Evocare l’ “effetto Vajont”, come ha fatto qualche settimana orsono un esperto sismologo, riferendosi al lago di Campotosto, durante i giorni del nevone e del terremoto, mi è parsa una esternazione di scarsa sensibilità. Soprattutto per chi vive attorno all’invaso e pure per noi umbri che non stiamo mica tanto lontani. Campotosto si trova vicino ad Amatrice e quindi sul confine tra la nostra regione e la Sabina. E’ tra i più grandi invasi artificiali d’Europa e saperlo in difficoltà, in quanto in mezzo alla faglia in movimento, genera apprensione inutile. I parallelismi inquietanti non si archiviano facilmente nell’immaginario collettivo. Comunque c’è da stare ugualmente in campana, in quanto certi “mostri” vanno sorvegliati a vista.
L’ “effetto Vajont” – nel 1963 – provocò una tragedia di apocalittiche dimensioni. L’ho raccontata, per esteso, in un recente articolo e qui la sintetizzo soltanto per chiarire l’assunto. Il Vajont era un piccolo fiume, affluente del Piave; lo sbarrarono con una ciclopica diga e diventò bacino di carico per la produzione di energia elettrica. Vi cadde dentro la frana staccatasi dal Monte Toc, sollevando un’onda gigantesca che, scavalcato il ciglio della diga, corse, alla velocità di oltre 100 km l’ora, sino a Longarone e la distrusse. Bilancio terrificante: quasi 2000 morti, tanti erano bambini. Ecco perché, l’ “effetto Vajont” provoca ancora oggi sgomento per le dimensioni dell’evento che ebbe tra le cause, l’agire colpevole di alcuni dirigenti d’azienda.
Il lago di Campotosto è un bacino di quasi 48 chilometri quadrati di superficie, situato ad oltre 1300 metri s. l. m., in provincia dell’Aquila. Ha una capacità d’invaso che può raggiungere i 300 milioni di metri cubi, anche se – almeno a quanto dicono – oggi non supera il 60% del totale. E’ stato costruito a cavallo degli anni ’30 e ’40 del secolo scorso; utilizza le acque del Rio Fucino che da il nome alla più grande delle tre dighe di contenimento, alta 44 metri. Gli gira attorno una strada lunga più di 40 chilometri.
Il lago fa parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e alimenta la centrale di Provvidenza, posta 300 metri a valle, oltre agli impianti minori di S. Giacomo e Montorio al Vomano. All’inizio del ‘900, il territorio esisteva una grande cava per la produzione della torba, combustibile fossile destinato al riscaldamento. Poi, l’acqua arrivò ad un livello (profondità) di 35 – 40 metri e persino il clima della zona subì una radicale modifica. Durante la stagione estiva è meta di turisti, attratti da una “offerta” sportiva e culinaria di apprezzabile interesse. I paesani di Campotosto sostengono che la loro mortadella sia la migliore di tutte.
Dal Centro Italia all’Europa il salto è lungo e può anche apparire bizzarro dal punto di vista giornalistico. Mi permetto di smentire l’osservazione, dicendo che siamo, per l’Europa appunto, alla immediata vigilia di una ricorrenza importante. La prima pietra fu posta ch’era di marzo, il 25, precisamente 60 anni fa (1957), a Roma. Va considerato uno dei fatti storici più significativi del dopoguerra: la firma del Trattato che istituì la Comunità Economica Europea. Il percorso parve obbligatorio per metterci al riparo dai conflitti sanguinosi, patiti dai popoli del nostro Continente durante la prima metà del XX secolo. La parola d’ordine era per tutti ricostruire. Ricostruire i centri abitati e le fabbriche, ancor più le coscienze, liberandole dall’odio e dal desiderio di vendetta. Ricostruire sentimenti di collaborazione internazionale per erigere una barriera di garanzia verso altre avventure. Lo strumento iniziale di una intesa economica parve importante per dare avvio ad una Europa solidale, anziché avversaria.
C’è appesa, nel salotto di casa mia, una stampa, resa preziosa dalla rarità. Raffigura tre personaggi: sono Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schumann, i padri (insieme ad Altero Spinelli) della trasformazione del nostro Continente da entità geografica, piena zeppa di confini e di nazionalismi, in federazione unitaria. Li mosse, nel loro convincimento, il desiderio di pace e insieme il progetto di una cooperazione destinata a produrre sviluppo e benessere.
Furono sei i Paesi fondatori: Italia, Germania, Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Qualche anno prima, era stata creata la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA). Fallita invece (1954) l’esperienza della Comunità Europea di Difesa (CED). Il 1 gennaio 1973, aderirono Danimarca, Irlanda e Inghilterra. Stavano per sparire i regimi dittatoriali della Penisola iberica, con la caduta di Salazar in Portogallo (1974) e la morte di Franco in Spagna (1975). Questi Stati entreranno nella Comunità nel 1986, mentre, nel 1981, c’era stata l’adesione della Grecia. Ed ecco l’altra svolta epocale per l’Europa: la caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989) che, un anno dopo, portò alla riunificazione della Germania.
Siamo al 1993 ed al completamento del Mercato Unico che consentì l’affermazione della “quattro libertà”: libera circolazione di beni, servizi, persone e capitali. Nel 1995, gli Stati aderenti sono saliti a quindici con l’ingresso di Austria, Finlandia e Scozia. Due i Trattati più importanti: Maastricht e Schengen. Il mondo intero e non solo gli USA tremarono sotto i colpi del terrore che compì il suo atto di maggior ferocia l’11 settembre 2001: l’attentato alla Torri gemelle. Evento mostruoso che fece da acceleratore nel processo di unificazione dell’Europa. Nel 2004, si aggiunsero, tutti insieme altri 10 Paesi, seguiti da Bulgaria e Romania nel 2007. Nel 2013, la Croazia è diventato il 28° Stato dell’Unione. Il recente referendum indetto in Inghilterra ha privato purtroppo l’Unione di un protagonista di primo piano e potrebbe alimentare i nazionalismi di altri governanti.
Nel giugno 1979, per la prima volta, gli “europei” sono stati chiamati alle urne per eleggere il Parlamento, detentore del potere legislativo, affiancato dalla Commissione (potere esecutivo), dalla Corte di Giustizia (potere giudiziario), con il Consiglio, organo di indirizzo. Altro momento politicamente rilevante quello della entrata in circolazione della nuova moneta unica. L’Euro, come moneta contante ha iniziato a circolare dal 1 gennaio 2002. Le valute dei Paesi partecipanti sono state bloccate ad un tasso di conversione prefissato. Alla Banca Centrale Europea (BCE) è stata affidata la politica monetaria dell’Eurozona della quale fanno parte 19 Stati. I 28, quindi compresa ancora l’Inghilterra, rappresentano quasi 500 milioni di cittadini. E’ di questi giorni un ritorno pericoloso delle “forze centrifughe”, da molto tempo impegnate nella diffusione dell’euroscetticismo che, se vincente, soltanto in alcuni Paesi, porterebbe al fallimento dei futuri Stati Uniti d’Europa.