È stato condannato a un anno di reclusione per lesioni colpose Massimo Rambotti, il chirurgo folignate di 61 anni che era finito davanti al giudice Laura Alcaro del tribunale di Padova con l’accusa di aver sfigurato al volto una modella modenese di 44 anni che si era sottoposta a un intervento estetico di resurfacing.
Il medico è stato condannato anche al pagamento di 10 mila euro come provvisionale (un’anticipazione del risarcimento) nei confronti del padre della vittima che si è costituito parte civile assistito dall’avvocato Pietro Someda.
La modella ha anche avviato una causa civile per il risarcimento dei danni.
Il resurfacing è un trattamento di ringiovanimento che, impiegando il laser e non il bisturi, rimuove strato dopo strato la pelle e tutti i suoi difetti estetici. L’operazione era stata eseguita il 31 gennaio 2012 in una clinica di Padova dove il chirurgo all’epoca dei fatti esercitava ed era stata eseguita attraverso un prelievo cutaneo nella parte anteriore della coscia perl’innesto di pelle. Il risultato, però, era stato lontano dalle aspettative. Nel capo di imputazione si parla di un “danneggiamento sia superficiale che più in profondità della pelle tale da non permettere una corretta rigenerazione del tessuto”.
La donna ha ripercorso in un’aula di tribunale il suo calvario raccontando che si era rivolta al chirurgo semplicemente per eliminare alcune discromie e imperfezioni dovute all’acne.
La modenese ha rivelato di essersi decisa a sottoporsi all’operazione perché le era stato offerto un nuovo lavoro come testimonial per la ditta di apparecchiature estetiche e cosmetiche per cui lavora il suo compagno.
Uscita dalla sala operatoria Rambotti aveva avvisato l’ex modella che per una decina di giorni non sarebbe stata presentabile. Per accertarsi che l’intervento fosse riuscito e che il volto della donna fosse in via di guarigione, aveva organizzato un paio di visite di controllo in stazioni autostradali. Con il passare dei giorni però le condizioni del viso della modella erano peggiorate. Aveva iniziato a tempestare il chirurgo di telefonate e email. Rambotti aveva cercato di rassicurarla. Si diceva convinto che le cicatrici sarebbero sparite. Disperata, aveva ottenuto un consulto medico. Lo specialista non aveva adoperato giri di parole. Quelle cicatrici erano permanenti.