di Stefano Ragni – La biblioteca Gianni Rodari di San Mariano è l’istituzione con cui il comune di Corciano ha saputo arricchire le sue già riconosciute benemerenze verso la cultura. Nella sala dedicata ad Elsa Morante, incredibilmente dotata di pianoforte, si svolge da anni un rassegna concertistica curata da Francesco di Giandomenico e Paolo Castellani, un chitarrista e un violinista che sono partners nella vita professionale. Sotto il nome di Sator duo, il palindromo magico, ombrosa dizione antitetica alla simpatia che invece ispirano a prima vista, i due giovani costituiscono una efficacissima coppia di esecutori che hanno fatto del tango l’emblema del proprio repertorio.
Arrivati al terzo cd pubblicato e in procinto di partire per la Cina i due musicisti hanno voluto confermare un appuntamento col pubblico che si è tenuto ieri pomeriggio in una sala inondata della luce diffusa di uno splendido tramonto.
Data la vocazione al rutilante repertorio legato alla danza sudamericana, Castellani e Giandomenico, hanno iniziato il loro cammino sulle strade del tango rievocando innanzi tutto tre titoli storici, la Cumparsita (che ora celebra i suoi 100 anni),”A media luz” e il famosissimo “El choclo”. Erano i tempi in cui la danza era legata ad ambienti equivoci e malsani e lo stesso nome di tango andava modulato con dizioni tipo “danza creola” per celare le vergognose dimore in cui veniva suonato.
Nella seconda fascia del concerto sono stati invece definiti gli ambiti del tango-moderno, quello che oggi si compiace di innesti pop, di reminiscenze caribiche, di richiami alla Black music, con tutti gli annessi e connessi. Dopo un’ elettrizzante presenza del pezzo di Julian Plaza, la Payadora, ossia la ballerina di tango, i Sator hanno squadernato un trittico scritto dallo stesso Castellani. Il primo, semplicemente ammaliante, era un “Sogno di mare”, il secondo un omaggio alla stessa essenza del duo, che si basa su impulsi provenienti dalla produzione di Piazzolla, il terzo un avveniristico “Dia de fiesta”.
Inevitabile che il concerto finisse con quattro titoli del musicista evocato. In fondo, ricorda di Giandomenico nelle presentazioni con cui accompagna gli ascoltatori dentro i pezzi, il duo è nato proprio per il comune interesse con questo straordinario protagonista dell’età contemporanea.
Ricordando le componenti formative della scrittura di Piazzolla, non ignara delle innovazioni linguistiche di Bartok, di Stravinskij e di John Cage, i due musicisti perugini hanno voluto puntualizzare la grande novità introdotta da Piazzolla, modulatore di un tango eretico, una danza sottratta alla pedana per trasportarla nel palco da concerto. Il percorso è stato di estremo interesse, passando da Bordel 1900, al drammatico Cafè 1930, fino al sofisticato Nightclub 1960. Conclusione con Esqualo, la mitica lotta tra l’uomo e il pesce dell’Oceano. Hemingway l’ha narrata in un romanzo, Piazzolla l’ha rievocata in un suono carico di violenza.
Livello esecutivo ottimale, presenza sonora coinvolgente, entusiasmo del pubblico che non può non lasciarsi contagiare dalla umanità dei due esecutori.