La scuola primaria di Lerchi è stata intitolata ad Angelo Zampini. Eroe dell’esercito italiano, giovane soldato morto a 23 anni, in Friuli, per difendere la sua Patria.
Il 30 ottobre 1917 il sergente Angelo Zampini perse la vita per difendere con la sua mitragliatrice la frazione di Farla di Majano assediata dalle truppe austro-ungariche e contribuì, col suo gesto eroico a rallentare l’avanzata dei nemici. Il sergente avrebbe potuto dare ascolto a chi gli diceva di arrendersi, poteva abbandonare il suo posto e mettersi in salvo, ma avrebbe tradito il suo Paese e il suo onore. Il sangue versato allora ha così steso un ponte di collegamento incancellabile tra le comunità di Majano e di Città di Castello, paese da cui proveniva.
E così l’amministrazione comunale, accogliendo la richiesta dei bambini e delle insegnanti del plesso scolastico, ha sottolineato nella cerimonia di intitolazione della scuola la simbolica restituzione alla comunità dell’edificio, dopo i lavori di riduzione del rischio sismico e miglioramento strutturale effettuati con un investimento di 220 mila euro interamente a carico del bilancio dell’ente. Il sindaco Luciano Bacchetta ha salutato la presenza del primo cittadino di Majano, Raffaella Paladin: «Insieme mettiamo un altro tassello nel mosaico della storia che lega la comunità di Farla a quella di Lerchi nel ricordo dell’uomo valoroso che ha saputo essere Angelo Zampini, con l’auspicio che i bambini di questa scuola sappiano crescere nel solco dell’esempio che ci ha lasciato». I due primi cittadini hanno scoperto la targa apposta sulla facciata dell’ingresso della scuola insieme al comandante regionale dell’Esercito italiano colonnello Maurizio Napoletano che, nel portare i saluti del generale di corpo d’armata Giuseppenicola Tota, ha evidenziato come «con l’inaugurazione dei lavori di ristrutturazione e l’intitolazione della scuola a Zampini si vada a tutelare la sicurezza fisica, ma anche morale, dei bambini di questa comunità, nel ricordo dei valori alla base del sacrificio del sergente tifernate». Quindi la benedizione del parroco don Giorgio Mariotti e la versione originale dell’inno d’Italia scritto da Goffredo Mameli.