Bersani ha riferito al Capo dello Stato che “le consultazioni non sono state risolutive”. Il Presidente Napolitano si è preso un periodo breve di riflessione, “approfondirà personalmente la situazione”, verbalizzando le posizioni dei quattro gruppi maggiori. Li vedrà sabato mattina. Probabilmente intende sottrarre la materia allo scontro tra i falchi dell’uno e dell’altro schieramento. Non è detto che la palla non torni in mano al Presidente incaricato.
Cominciano a essere fatte previsioni, più o meno fondate, anche in un’altra direzione, quella di un Governo del Presidente.
Si va alla ricerca di precedenti, qualche volta raccontando cose inesistenti, imprecise e approssimative.
Il precedente più richiamato è quello di Giuseppe Pella, incaricato da Einaudi di formare un governo addirittura senza ulteriori consultazioni, dopo che il Parlamento non aveva dato la fiducia al Presidente della Ricostruzione Alcide De Gasperi. Già da questo riassunto appare evidente che “Pella non può essere invocato come precedente. L’iniziativa del Capo dello Stato all’epoca si sviluppò in due tempi. Prima fece formare a De Gasperi un governo senza maggioranza precostituita, che entrò regolarmente in carica e che si dimise dopo il voto contrario del Parlamento. Soltanto a quel punto Einaudi assunse l’iniziativa per un governo del Presidente.
Il Governo Pella fu considerato un esecutivo “amico” da parte della DC, soltanto amico e niente di più. Però Pella era democristiano e costituì un governo composto soltanto da ministri politici appartenenti alla DC. Durò un semestre soltanto, ma non si tornò alle elezioni perché nel frattempo erano state superate le incomprensioni tra i partiti di centro.
Se Napolitano volesse far riferimento a questo precedente, non potrebbe esimersi dal riconvocare Bersani al Colle, dandogli un mandato pieno, mandarlo alle Camere e soltanto dopo un voto negativo procedere oltre.
Naturalmente il Capo dello Stato può prescindere dai precedenti, a sua volta ne può creare uno del tutto nuovo.