La dirigenza del gruppo Colussi ha dichiarato l’apertura della procedura di licenziamento collettivo per 125 lavoratori del sito di Petrignano d’Assisi, di cui 115 operai, cinque impiegati e cinque impiegati della Sogesti (il centro servizi).
A darne notizia è la Cgil dell’Umbria, la quale fa sapere che “le segreterie nazionali di Fai Flai e Uila e il coordinamento delle Rsu del gruppo Colussi ritengono inaccettabile quanto dichiarato dall’azienda e si oppongono con forza a tale decisione, che infierisce in modo drammatico sul territorio umbro, già colpito da altre vertenze”.
A conclusione i sindacati annunciano che, nei prossimi giorni, saranno convocate le assemblee in tutti gli stabilimenti del gruppo per decidere “azioni di contrasto” alla decisione di Colussi.
In Regione, naturalmente, c’è molta preoccupazione.
“L’avvenuta comunicazione dell’apertura della procedura di licenziamento collettivo per 125 dipendenti della Colussi annunciata dall’azienda, nel corso di un incontro svoltosi in Confindustria, suscita profonda preoccupazione” – è quanto affermano la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini e l’assessore regionale allo sviluppo economico, Fabio Paparelli. “Pensiamo sia utile una valutazione più approfondita, da parte dell’azienda, che consenta, anche a seguito del confronto con le Organizzazioni Sindacali, di rivedere tale decisione”.
“L’annuncio di questi licenziamenti, unitamente alle altre vertenze già in essere alla Perugina, alla Novelli ed in altre aziende del settore alimentare, impongono non solo tavoli di confronto nel merito delle singole vertenze, ma necessitano di una responsabilizzazione condivisa da parte di tutti, dalle istituzioni, organizzazioni sindacali, rappresentanti delle imprese e delle loro associazioni di categoria – proseguono Marini e Paparelli. Gli esuberi non sono numeri, ma donne ed uomini con le loro famiglie, espressione della coesione sociale delle nostre città e di tutta la regione. Così come i piani industriali non possono scaricare esclusivamente alla mediazione istituzionale e sindacale l’impatto sociale di tali vertenze. C’è invece bisogno che gli stessi imprenditori e le associazioni datoriali assumano una parte attiva e da protagonisti nel mantenimento dell’occupazione e della coesione sociale. Per questo motivo – annunciano, fermi restando tutti i tavoli regionali e nazionali connessi alla gestione delle singole e specifiche vertenze, la Giunta regionale convocherà uno specifico tavolo con tutte le parti sociali, comprese le rappresentanze delle imprese e delle categorie produttive. Il mantenimento dell’occupazione, dei posti di lavoro e la creazione di nuova occupazione, richiede il protagonismo attivo di tutte le parti, a cominciare dalle imprese”.
Ma in sostanza c’è da capire in maniera chiara qual è la politica aziendale che ha portato a tale decisione.
A dar retta ai fatti va ricordato che appena un anno fa l’italiana Colussi aveva siglato una partnership con Marbour, multinazionale di origine francese ma con impianti in tutto il mondo. In quel caso il Gruppo Colussi aveva conferito il ramo d’azienda relativo alla riseria e al business riso a marchio terzi, e la valorizzazione della riseria di Valle Lomellina, oltre alla produzione dei propri prodotti a marchio Flora.
Dall’accordo era nata la società denominata Gariboldi Spa, che vedeva la partecipazione al 50% di entrambi i soci.
Rimarranno invece al Gruppo Colussi tutte le attività di promozione, distribuzione e commercializzazione dei prodotti a marchio Flora che avranno un’ulteriore impulso da questa intesa societaria.
Di certo l’operazione ha facilitato le iniziative che il Gruppo italiano sta mettendo in campo per consolidare e sviluppare la sua presenza sui mercati esteri, ma a quanto sembra, alla luce dei nuovi tagli, questo tipo di intesa non sembra portare beneficio alla parte italiana dell’impresa.